Le nano e microplastiche si trovano pressoché ovunque. In alcuni studi, è emerso che dall’aria alla terra, fino all’acqua tutto viene contaminato. Da qui la presenza nella carne bovina e suina, ma non finisce qui. Difatti, le equipe addette a occuparsene ne hanno trovato delle tracce pure nel sangue e nelle feci dell’uomo.
Restava da capire quale fosse il processo che ci porta a ingerirle. Se lo è chiesto l’Uef, l’Università della Finlandia Orientale, che ha eseguito dei test, complessivamente durati due settimane. I risultati “parlano” chiaro: assimilare nano e microplastiche è ben più facile di quanto immaginiamo.
Come le microplastiche arrivano fino all’uomo
Ogni anno le aziende smaltiscono circa 12,5 milioni di tonnellate di prodotti in plastica in modo improprio. Ciò, come andremo a vedere di seguito, ha delle ripercussioni negative sulla nostra stessa salute. Anche se magari tendiamo a ignorare il problema, è concreto e ci tocca da vicino.
L’Uef ha messo sotto analisi le piante di lattuga provenienti da suolo contaminato per 14 giorni. Così facendo, è riuscita a ricostruire il meccanismo alla base del deleterio sistema. Le foglie sono state mangiate dalle larve di mosca soldato nera e date, quindi, in pasto al pesce rutilo.
Posto sotto esame, il pesce ha mostrato delle tracce di nano e microplastiche nel fegato. I passaggi del materiale inquinante sono stati seguiti dagli scienziati mediante una tecnica innovativa, incentrata sull’impronta metallica. Nello specifico, hanno inserito il gadolinio, un tracciante di solito adoperato nella medicina nucleare, per marcare frammenti di due dei principali polimeri, il polistirene e il PVC.
Entrambi i polimeri hanno saputo diffondersi sia lattuga sia nelle mosche e poi nei pesci (nelle branchie, nell’intestino e nel fegato, non nell’intestino), sebbene in quantità inferiori per i polimeri. Da lì giungono agli altri elementi della catena alimentare, uomo compreso.