Il team di ricercatori del Centro di ricerche biologiche di Madrid ha pubblicato sulla prestigiosa e nota rivista scientifica Science uno studio nel quale ha dimostrato che il problema della degradazione della plastica potrebbe essere risolto niente meno che dalla tarma della cera (sì, esistono anche le tarme della cera). Anzi, meglio: dalla saliva delle tarme della cera. E il tutto in sole 24 ore. Questo perché pare che la saliva di queste larve sia capace di ossidare e depolimerizzare il polietilene in poche ore, a temperatura ambiente.
Come fa la tarma della cera a degradare la plastica?
I ricercatori hanno sfruttato la tecnica della microscopia crioelettronica per analizzare la saliva delle tarme (perché a qualcuno debba venire in mente di associare la saliva delle tarme alla degradazione della plastica non è dato saperlo). Tramite ricostruzioni 3D ecco che hanno notato che la composizione della saliva contiene quattro esamerine che sono capaci di degradare e ossidare il polietilene.
Cosa sono le esamerine? Si tratta di proteine di deposito che si trovano spesso negli insetti e che sono capaci di assemblarsi da sole formando tre complessi macromolecolari. Gli scienziati hanno chiamato questi complessi macromolecolari dandogli il nome di divinità greche, latine o anatoliche collegate alla Terra e all’agricoltura:
- Primo gruppo: Demetra e Cibele
- Secondo gruppo: Cerere
- Terzo gruppo: Cora
In particolare, due di questi esameri avevano dimostrato alte capacità di ossidare e degradare il polietilene, anche in sole 24 ore.
Ovviamente questo non vuol dire cospargere i depositi di plastica di tarme della cera, non sarebbe fattibile né sensato. Tuttavia si potrebbero forse riprodurre sinteticamente tali composti per riuscire a velocizzare la degradazione della plastica e inquinare così di meno il pianeta.
E non solo per l’ambiente: un altro studio ha dimostrato, infatti, come le microplastiche disperse in natura possano diventare tossiche anche per il cervello umano.