Le piante officinali sono piante che contengono sostanze in grado di generare benefici a livello terapeutico.
L’uomo e gli animali usano le piante officinali per curarsi sin dalla storia. Nei tempi antico era considerato un farmaco tutto ciò che era utile per curarsi, venivano usate piante, parti animali, riti scaramantici, amuleti.
Nel mondo mediterraneo le più antiche informazioni legate all’uso delle piante come farmaci sono legate agli Egizi. Nell’antico Egitto l’aloe vera era considerata la pianta dell’immortalità, ed era usata insieme ad altre sostanze per l’imbalsamazione dei faraoni, ed era molto coltivata come pianta terapeutica. Ancora oggi in Egitto l’aloe viene piantata davanti la porta di casa per assicurare felicità e propeserità.
Vediamo allora nello specifico cosa si intende per piante officinali. Fanno parte di questa categoria tutte quelle erbe impiegate nelle officine erboristiche e farmaceutiche per produrre specialità medicinali. La normativa italiana identifica come pianta officinale, un gruppo di vegetali che appartengono a 3 categorie: medicinali, aromatiche e da profumo.
Con il termine officinale si indica tutto ciò che può essere lavorato in un’officina farmaceutica. Il termine è molto ampio, e comprende tutte le specie medicinali, aromatiche e da essenza che hanno una parte dotata di principi attivi tale da essere utilizzata per il consumo diretto, per l’estrazione, per la trasformazione.
All’interno delle piante officinali, si ricerca dunque la droga, cioè la parte della pianta contenente il principio attivo.
Cosa differenzia una pianta aromatica da una pianta medicinale
Partiamo con il dire che la pianta officinale può essere usata in cucina, sia come condimento per i piatti che sotto forma di tisane.
Pensiamo ad esempio al basilico, la salvia, la menta, l’alloro, malva, il sambuco. La pianta medicinale invece è la pianta che grazie alle sostanze contenute nelle loro parti verdi o nei fiori, sono utilizzate in fitoterapia, e la gran parte servono solo a produrre farmaci.