Vivere Green

Quest’anno rischiamo di non mangiare più agrumi: ecco il perché

Quest’anno rischiamo seriamente di mangiare meno agrumi del solito. Il che considerando che da tutta una vita ci dicono sempre di mangiare più agrumi d’inverno per avere più vitamina C che ci aiuta contro influenza e raffreddori, è un bel guaio. Il problema è duplice: da una parte i cambiamenti climatici con siccità e alluvioni che hanno danneggiato i raccolti. Dall’altra, forse la causa che preoccupa di più gli agricoltori, è una malattia nota come macchia nera.

Perché gli agrumi italiani sono in pericolo?

Il fatto è che l’Italia è uno dei paesi che produce più agrumi a livello mondiale. Preceduti dalla Spagna, noi produciamo tantissimi agrumi che esportiamo anche all’estero. Tuttavia una nuova fitopatia minaccia i nostri agrumeti.

Agrumeti che, fra l’altro, avevano già il loro bel daffare a contrastare un virus arrivato dall’Asia e trasmesso dagli afidi, virus che causa la perdita delle foglie e il disseccamento dei rami delle piante.

Ma come se non bastasse, ecco che adesso gli agricoltori temono la cosiddetta macchia nera. No, non Macchia Nera il villain di Topolino, bensì il CBS, una patologia fungina che abbiamo importato dall’Africa e che si manifesta con macchie nere (da qui il nome) sui frutti. Questo fa sì che, ovviamente, tali frutti non possano essere destinati all’immissione in commercio, con grave danno economico.

Alberi di arancio

Da inizio anno sono stati segnalati ben 33 casi di CBS su agrumi provenienti dall’Africa. La paura è che se questi agrumi non venissero identificati per tempo, possano finire con il circolare in Italia, contaminando anche le nostre colture.

Il virus asiatico unito alla CBS potrebbero insieme facilmente decimare la produzione di agrumi italiani. Il che vuol dire che non solo si svilupperebbe un ingente danno economico per tutta la filiera, ma anche che potremmo finire con l’essere costretti a mangiare meno agrumi (magari anche pagandoli di più perché ce ne sono di meno).

pianta mandarino

Ecco dunque che adesso la filiera italiana, insieme ai corrispettivi spagnoli, si sta battendo a Bruxelles affinché si implementino più controlli in modo da limitare i danni prima che diventino irreparabili.