A sentirla oggi sembrerebbe quasi uno scherzo. Peccato che non sia così e la barriera composta da migliaia di pneumatici esista veramente. Il progetto, denominato Osborne Reef, è nato in Florida, al largo delle coste di Fort Lauderdale, e risale a mezzo secolo fa. Correvano, infatti, gli anni Settanta, quando un gruppo di pescatori ebbe tale “intuizione”, rivelatosi un totale fallimento.
Una barriera con gli pneumatici: così si devasta l’ambiente
Le gomme delle auto venivano lasciate nel fondale, poiché, stando alla tesi dei promotori, avrebbero contribuito a migliorare la biodiversità. I responsabili dell’iniziativa si dicevano convinti che ciò sarebbe servito ad ampliare la barriera corallina, con degli evidenti benefici sull’ecosistema.
Peccato che con il senno del poi la teoria poggiasse su presupposti totalmente errati, portati alla luce dalla comunità attuale degli ambientalisti, i quali stanno portando avanti una battaglia affinché gli pneumatici vengano rimossi in toto. Un’iniziativa lodevole, purtroppo difficile da porre in pratica.
Ciò che un tempo sembrava essere una brillante idea, ha dimostrato le proprie falle con il passare del tempo, fino alla situazione in cui ci troviamo ora, tutto fuorché rassicurante. Dopo una serie di test approfonditi sul campo, le unità dei ricercatori addetti a occuparsene hanno bocciato a pieno il programma. Il grado di consapevolezza a riguardo, di gran lunga maggiore rispetto al passato, ci permette di avere un quadro dettagliato.
Se piangere sul latte versato è inutile, bisogna anche prendere atto delle complicazioni nel porvi rimedio. A ostacolare le operazioni sono, in primis, gli elevati costi da sostenere. È necessario destinarvi un’autentica fortuna e, date le numerose battaglie affrontate dagli ecologisti, i fondi non sono mai abbastanza. Qualche passo in avanti lo abbiamo assistito nel 2019, anno in cui i militari americani hanno tolto 700 pneumatici, ma attualmente ne rimangono altrettanti e la risoluzione non pare imminente.