Quando si parla di scioglimento dei ghiacciai si pensa sempre all’innalzamento dei mari, alla perdita di territori costieri o anche alla liberazione di batteri e microrganismi patogeni rimasti intrappolati nei ghiacci e liberi ora di riprendere a fare danni. Ma a quanto pare lo scioglimento dei ghiacciai ha anche un’altra conseguenza inaspettata: la perdita di biodiversità.
Cosa c’entra lo scioglimento dei ghiacciai con la perdita di biodiversità?
L’esempio più eclatante è quello del mare di Weddell, nell’Oceano Meridionale. Si tratta di un ecosistema molto ricco e variegato, anche perché è il mare più ampio dell’Antartide. Tantissime le specie marine, fra cui anche spugne e coralli, che ben si sono adattate a vivere in queste acque gelide. Anzi, qualcuno sostiene che, come ricchezza, sia equiparabile alla barriera corallina.
E non solo organismi piccoli e krill: qui troviamo anche foche, pinguini, pesci, balene e uccelli marini che altrove non ci sono. Tuttavia il surriscaldamento globale e i cambiamenti climatici stanno provocando lo scioglimento dei ghiacciai, cosa che andrà a impattare su tutto l’ecosistema di queste zone. I cambiamenti di temperatura e l’assenza del ghiaccio potrebbero causare la morte di tutti questi organismi viventi che si troverebbero privati del loro habitat.
Per questo motivo esiste il progetto “Weddell Sea Observatory of Biodiversity and Ecosystem Change”, a cui fra l’altro collabora anche l’Università di Padova. Il progetto terrà sotto controllo la popolazione e l’ecosistema del mare di Weddell, in modo da creare strategie che permettano di tutelare la biodiversità.
Coordinato dall’Istituto Alfred Wegener, il progetto avrà a disposizione un finanziamento di 1,9 milioni di euro che dovrà bastare per organizzare i sistemi di monitoraggio di tutto l’ecosistema di questa zona.
Considerate che si tratta di una corsa contro il tempo: secondo gli esperti, se continuiamo su questa strada, entro dieci anni potremmo dover dire addio ai ghiacciai.