Non solo nelle città italiane ed europee, ma la polvere rossa del deserto del Sahara è arrivata anche sulle Alpi. Con tanto di neve (quella poca che c’è, si intende) colorata di rosso. Ma perché questa polvere riesce ad arrivare fino da noi? Ed è una conseguenza dei cambiamenti climatici? Beh, tecnicamente si tratta di un fenomeno del tutto naturale. Ma il surriscaldamento globale ci ha messo il suo zampino, tanto da intensificare questo fenomeno.
Da dove arriva la polvere rossa del Sahara?
La maggior parte delle persone pensa che questa polvere rossa non sia niente altro che la sabbia delle dune del deserto del Sahara che viene sollevata dal vento, arrivando così fino in Italia. Solo che la sua origine è leggermente diversa.
Queste polveri sottili (lo devono essere per forza per riuscire a viaggiare trasportate dal vento per così lunghe distanze) derivano in realtà da antichi laghi ormai prosciugati della regione. La maggior parte deriva proprio dalla depressione di Bodélé: si trova nel Ciad settentrionale ed è il punto più basso del deserto del Sahara.
Qui, qualcosa come 10mila anni fa, c’era un enorme lago. Ma questo lago si è ormai prosciugato, lasciandosi dietro una depressione desertica da cui si generano dei pennacchi di polvere causati dall’erosione delle rocce.
Da qui nascono le polveri, i cui granelli sono grandi solamente 20 micron in origine, che viaggiano poi con il vento e sono trasportate sin da noi. Durante questo viaggio, poi, per effetto del vento e dell’erosione, i granelli si dimezzano ulteriormente.
Si tratta dunque di un processo del tutto naturale. Venti primaverili e autunnali (soprattutto scirocco e libeccio) fanno sì che questa polvere arrivi fin da noi. Il che è un bene. Non tanto per le nostre auto che si ricoprono di questa polverina rossa, quanto per la terra. Le polveri, infatti sono ricche di ferro e fosforo.
Il problema, però, è che queste polveri sono così sottili da riuscire a penetrare nel corpo umano: dai polmoni, infatti, arrivano sin nel sangue e nei tessuti. Uno studio dell’Università della Carolina ha anche dimostrato come man mano che aumenta la concentrazione di tali polveri sottili, aumenta anche il tasso di mortalità infantile in queste aree dell’Africa.
E in tutto ciò c’entrano anche i cambiamenti climatici. A causa delle modificazioni del clima e del surriscaldamento globale, infatti, tali polveri sono più concentrate, tanto che, alcune volte, il cielo delle nostre città sembra diventare arancione. Molto probabilmente, a causa della maggior siccità in Africa, il terreno diventa sempre più secco, producendo più polveri.
Solo che non si sa ancora quali saranno gli effetti sul lungo periodo. Questo perché l’effetto di queste polveri cambia a seconda delle zone:
- oceano: qui riflettono i raggi solari, riducendo il riscaldamento del mare
- neve: diminuiscono l’albedo (è il potere riflettente di una superficie, in questo caso si riferisce alla proprietà della neve di riflette i raggi solari), quindi aumenta la velocità di scioglimento delle nevi (il che aumenta il rischio valanghe e riduce le riserve idriche)