Già da un po’ di tempo negli Stati Uniti si sta vietando l’uso dei sacchetti di plastica. La prima città a introdurre il divieto è stata San Francisco nel 2007: stop all’uso dei sacchetti di plastica per la spesa e per buttare l’immondizia. A seguire altre città e stati degli USA hanno seguito tale esempio: nel 2023 erano già dieci gli stati ad aver vietato l’uso di tali prodotti. Già, ma cosa è successo dopo tale divieto? Che impatto ha avuto sulla popolazione?
Stop ai sacchetti di plastica negli USA? Ecco le conseguenze
Diverse ricerche hanno evidenziato come, proprio grazie a tali divieti, gli americani usino molti meno sacchetti di plastica a testa, facendo così in modo che non ci siano in giro miliardi di sacchetti. Cosa di cui ringraziano gli animali, soprattutto quelli marini che, ogni anno, muoiono o intrappolati nei sacchetti o per ingestione dei medesimi.
Questo vuol dire che i divieti hanno avuto successo: non hanno risolto del tutto il problema dell’inquinamento da plastiche, ovviamente, ma riducendo il consumo dei sacchetti di plastica monouso non riciclabili, si è ridotto l’inquinamento.
Inoltre i consumatori, non potendo più contare su tali sacchetti, hanno dovuto rassegnarsi e optare per alternative più sostenibili, riciclabili e biodegradabili (a questo proposito, però, occhio ai sacchetti biodegradabili: se piove tanto, si sciolgono letteralmente in mano, facendo cadere a terra tutto il contenuto. Le mie mele stanno ancora rotolando lungo il corso a seguito di una pioggia neanche tanto intensa a dire il vero).
C’è però da dire che non basta passare da una tipologia all’altra di sacchetto. A livello di sostenibilità, infatti, i sacchetti alternativi come quelli di carta, riciclabili, necessitano di più energia per essere prodotti e tendono a generare più rifiuti. Quindi non basta cambiare tipo di sacchetto, dobbiamo solamente darci noi una regolata nel loro utilizzo.