Vivere Green

La scoperta in diversi supermercati, che è davvero dannosa per il nostro Pianeta: di cosa si tratta

Purtroppo, la plastica usa e getta continuerà a dominare le grandi catene di distribuzione operative nel nostro Paese. Così riferisce l’iniziativa Carrelli di Plastica, pubblicata dal Fatto Quotidiano, in collaborazione con Greenpeace. Da quanto si desume, i maggiori centri commerciali italiani nutrono scarsa sensibilità sul tema.

La ricerca Carrelli di Plastica

Il programma vagliato ha chiamato in causa le seguenti aziende:

  • Conad;
  • COOP;
  • Esselunga;
  • Eurospin;
  • Gruppo Végé
  • LIDL;
  • Selex;
  • Sogegross.

In totale, le 8 società costituiscono il 70 per cento della catena di distribuzione complessiva. Solo una di esse ha ottenuto la sufficienza, comunque risicata. Si tratta della Selex, che ha definito degli obiettivi specifici, per l’adozione di comportamenti più virtuosi sul versante della sostenibilità.

Supermercato

In generale, la sensazione è che la plastica usa e getta rimarrà a lungo in circolazione. Questo nonostante le difficoltà di smaltimento e gli effetti nocivi sul Pianeta.

Le immagini delle “isole di plastica”, con annesso rischio di estinzione degli esseri viventi (a partire dai pesci), hanno scosso l’opinione pubblica. Eppure, coloro che dovrebbero essere i maggiori artefici del cambiamento rimangono piuttosto indifferenti al fenomeno.

Un ulteriore risvolto negativo è da ricercarsi nella dipendenza dagli idrocarburi, soprattutto gas e petrolio. Non esattamente i migliori amici dell’ambiente, poiché limitati in natura e inquinanti.

Detergenti

Secondo il responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace, Giuseppe Ungherese, è necessario adottare quanto prima dei provvedimenti. Le realtà leader hanno il dovere di dare il buon esempio agli altri operatori della filiera. Ciò attraverso l’impiego di contenitori riutilizzabili, un po’ come si faceva una volta. Quando si prestava più attenzione ai consumi, in modo da risparmiare.

A livello di trasparenza delle politiche messe in atto, c’è, infine, parecchio da lavorare. I canali ufficiali delle aziende hanno lasciato a desiderare, non rispondendo alle domande degli autori dell’indagine.