In questi giorni si sente continuamente parlare di farine di insetti. Autorizzate anche in UE, nascono con lo scopo di aumentare la scelta fra le proteine commestibili, nell’ottica di un futuro più sostenibile. Finora in Europa possono essere consumati prodotti a base di farina di tarme, locuste e di grillo, l’Acheta domesticusa, l’ultimo approvato. In molti, però, non hanno gradito questo novel food, dimenticandosi che in molte parti del mondo da sempre si mangiano insetti e relative farine.
Dove si trovano le farine d’insetti?
In realtà il discorso è molto più ampio, fra disinformazione e fake news c’è solo l’imbarazzo della scelta. Una fra tutte? I cibi con disclaim “Alimento proteico” contengono semplicemente proteine, non indicano la presenza di farine di insetti. Per capirlo, basterebbe leggere la lista ingredienti.
Senza considerare, poi, il fatto che le farine di insetti costano parecchio di più di quelle normali, dunque i produttori non avrebbero alcun interesse economico in una eventuale sostituzione.
Quindi, state tranquilli: se non volete mangiare insetti, non lo farete. I prodotti a base di farine di insetti vanno a sommarsi a quelli “normali” già presenti sul mercato, non vanno a sostituirsi.
Quindi è possibile che sugli scaffali, accanto ai tradizionali pacchi di pasta, biscotti, prodotti da forno, pizza, cracker, grissini, pane, snack e tanto altro ancora ne troverete alcuni con su scritto a caratteri cubitali “farine di insetto”. E ovviamente costeranno molto di più degli altri. Impossibile sbagliarsi, direi.
In realtà, in piccola percentuale, inconsapevolmente già introduciamo nel nostro corpo gli insetti. Come? Beh, semplicemente sono normali contaminanti di determinati ingredienti per cui la legge permette una minima presenza. Siamo onesti: quante volte avrete ingerito insetti rimasti magari intrappolati nell’insalata o nella verdura? Nell’uva pigiata, anche se lavata e pulita, è impensabile che ogni tanto non ci sia finito qualche insetto.
Diverso il discorso del colorante E120: il suo colore rosso è dato dall’acido carminico in origine derivato dalla polvere di cocciniglia (ma adesso si usano derivati sintetici).
L’unico discorso un minimo sensato riguarda i soggetti allergici a crostacei, molluschi e acari della polvere. Costoro dovrebbero stare più attenti in quanto sono possibili reazioni allergiche crociate.