La plastica è stata introdotta nelle nostre casa circa 50 anni fa e all’epoca rappresentò un’innovazione, qualcosa di veramente straordinario. Solo molti anni dopo si capì l’impatto che questo materiale avrebbe avuto sul’ambiente e sulla salute. Ormai il danno è fatto, poiché la plastica si degrada in particelle chiamate microplastiche, che permangono nell’ambiente per oltre 100 anni.
Le microplastiche sono particelle di plastica di dimensioni inferiori a 5 mm e rappresentano una minaccia sempre più evidente per l’ambiente. Queste particelle provengono principalmente da vari prodotti di plastica che si degradano nel tempo, come bottiglie, sacchetti e persino i tessuti che utilizziamo giornalmente. Oltre ad essere presenti in mari e oceani, le microplastiche sono state scoperte anche in fiumi, suoli e perfino nell’aria che respiriamo.
L’asciugatrice è l’elettrodomestico che produce più microplastiche
Una sorgente inaspettata di microplastiche è rappresentata dalle asciugatrici domestiche. Gli scienziati contando letteralmente le micro-fibre che vengono generate dall’asciugatura di tessuti in poliestere si sono resi conti che sono il doppio di quelle prodotte dal cotone. Mentre le fibre di cotone si aggregano formando pezzi più grandi che non riescono a spostarsi in aria, i frammenti dei tessuti sintetici si spargono ovunque.
In un anno una sola asciugatrice è in grado di produrre dai 90 ai 100 milioni di frammenti in microfibra. Per ora gli studi continuano, sperando di trovare al più presto una solizione a questo problema.
Ma noi, nel nostro piccolo, cosa possiamo fare per affrontare questo problema? In primo luogo è importante prendere coscienza del fatto che bisognerebbe acquistare capi in cotone o fibre naturali.
Sicuramente hanno un costo maggiore, ma verrà ammortizzato dal fatto che essendo fibre più resistenti dureranno più a lungo nel tempo. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di utilizzare meno l’asciugatrice e prediligere il bucato steso all’aria aperta o l’asciugatura naturale al sole. In inverno magari sfruttare il calore dei termosifoni o un deumidificatore.