I rincari delle bollette energetiche non stanno vessando solo le famiglie, ma anche le aziende. Per questo motivo molte stanno cercando di risparmiare adoperando di più lo smart working, strumento adottato durante i vari lockdown e apprezzato da molti lavoratori (anche se non da tutti i datori di lavoro). Ma non solo: alcune aziende propongono anche la settimana corta. Ma si risparmia davvero così?
Smart working in azienda per ridurre le bollette
Le aziende devono pur far qualcosa per abbassare le bollette del gas e dell’elettricità. Ed ecco che così hanno ritirato fuori dal cappello lo smart working. Molti lavoratori hanno gradito il fatto di poter lavorare da casa durante i vari lockdown, non dovendo perdere ore e ore di tempo tutte le settimane per recarsi sul posto di lavoro. E non avevano tutti i torti: molti lavori possono essere tranquillamente svolti da casa, senza bisogno di doversi recare fisicamente sul posto di lavoro.
Cosa che, in effetti, avrebbe anche indubbi benefici per l’ambiente visto che, meno gente in macchina, vuol dire meno inquinamento. Questo senza considerare il fatto che la produttività del singolo sembra aumentare grazie al lavoro da casa.
Così alcune aziende hanno cominciato a reintrodurre lo smart working e il lavoro agile. Per esempio Tim, ha inserito la possibilità di smart working nell’ultimo giorno lavorativo della settimana, Stellantis ha chiesto ai lavoratori di lavorare da casa il lunedì e il venerdì e anche Generali ha deciso di tenere chiuso il lunedì e il venerdì, lavorando da remoto. Ma non solo aziende e società: anche la Regione Lazio e il Comune di Milano stanno pensando di fare la stessa cosa.
Tutte queste aziende si sono rese conto che, aumentando i numero di giorni di lavoro in smart working per quelle mansioni in cui sia possibile farlo, si ha un notevole risparmio sia per quanto riguarda il consumo elettrico che per quanto concerne gli impianti di riscaldamento.
E pensare che ci sono alcuni datori di lavoro che proprio non vogliono concedere, anche quando possibile, lo smart working. Questo perché vogliono tenere fisicamente sotto controllo i lavoratori. Ma chissà che anche questi ossi duri non cedano quando si rendono conto del risparmio effettivo? Verrebbe proprio da dirgli: “scendi da quella pianta”!
Solo che sorge spontanea una domanda. Ok lo smart working, ben venga il lavoro agile, ma il risparmio c’è per tutti o solo per le aziende? Perché è innegabile che, se un lavoratore deve lavorare da casa, sarà lui a consumare energia elettrica e gas per il riscaldamento. E questo anche considerando che alcuni termosifoni domestici, quelli in ghisa precisamente, tendono a consumare di più. Dunque non è che questo apparente beneficio finisca per l’essere un boomerang per i lavoratori? Beh, non proprio.
I sindacati, infatti, hanno fatto sapere che nei contratti dove è previsto il lavoro da remoto, sono presenti solitamente anche rimborsi economici per il maggior uso di elettricità e gas di casa. Solo che non per tutti sono previsti tali rimborsi. Soprattutto per le piccole aziende o per i dipendenti del settore privato, il rischio è quello di far risparmiare l’azienda, ma di spendere contemporaneamente loro stessi di più per le bollette.