Le acque del mar Mediterraneo sono sempre più calde. Questo eccessivo surriscaldamento delle acque è il frutto dei cambiamenti climatici. La temperatura sta aumentando fino ad arrivare ai 30°C. La situazione è preoccupante. Quali potrebbero essere le conseguenze?
Il mar Mediterraneo è bollente. Sembra incredibile ma la temperatura media della superficie delle sue acque continua a salire e per il secondo anno consecutivo ha battuto ogni record arrivando a sfiorare i 30°. Perché le acque del mare sono sempre più calde? Come è facile intuire la colpa è dei cambiamenti climatici e il conseguente riscaldamento globale. l’aumento delle temperature del pianeta si riflette su quelle della superficie del mare.
Gli oceani infatti assorbono circa il 90% del calore extra che resta intrappolato in atmosfera a causa dei combustibili fossili e delle emissioni delle attività umane. Questo calore viene distribuito dalle correnti, e arriva fino al Mediterraneo, che vive dei prolungati periodi di temperature anomale. Le conseguenze sono preoccupanti.
Mari sempre più caldi, ecco le conseguenze
Se la temperatura del mare aumenta i fenomeni meteorologici estremi diventano più intensi e frequenti. In molte zone costiere aumenta il rischio di cicloni, uragani e inondazioni causate anche dall’espansione termica e dallo scioglimento dei ghiacci.
Insomma questa anomali termica genera fenomeni atmosferici particolari e non tipici delle zone mediterranee. Poi le acque più calde offrono meno ossigeno agli organismi acquatici, causano le fioriture estrema di alghe e devastano le praterie di posidonia oceanica, che proteggono le coste dall’erosione e sono un deposito importantissimo per la CO2.
Infine con il surriscaldamento del clima si moltiplicano gli arrivi di specie aliene in Italia che, tra formiche rosse, granchio blu, cimice asiatica, cinipide del castagno, Xylella e molti altri, causano danni per oltre un miliardo nei campi come nei mari distruggendo coltivazioni e allevamenti lungo la Penisola. Queste specie aliene, che non si erano mai viste prima nei nostri mari, risultano disastrose per la biodiversità locale e potenzialmente pericolose anche per la pesca e il turismo.