Le megattere stanno cambiando rotta nella speranza di sopravvivere. Per questo non è una cosa positiva in quanto per via del cambiamento climatico, i luoghi di riproduzione sono a rischio, così come è a rischio l’approvviggionamento alimentare.
Le megattere stanno andando verso un’altra direzione. E non è positivo. Questo cambiamento di rotta in realtà è un gesto di sopravvivenza. La causa è il cambiamento climatico e il conseguente riscaldamento delle acque che stanno mettendo a dura prova anche le nostre creature marine.
Queste creature marine rischiano proprio di estinguersi, perché sono a rischio i luoghi di riproduzione, come la catena di approvvigionamento alimentare. Gli scienziati avvertono che potrebbero essere costrette a deviare la loro rotta. Entro la fine di questo secolo, le crescenti emissioni di gas serra metteranno diverse aree di riproduzione negli emisferi della Terra al di fuori della tolleranza alla temperatura dei giganti del mare.
Perché le megattere stanno cambiando rotta?
Si tratta di specie migratorie; possono percorrere fino a 5.000 km all’anno ad una velocità tra i 4 e i 15 chilometri all’ora, nuotando su rotte precise che di norma vengono ripetute ad ogni migrazione. Nell’emisfero sud, le balene trascorrono l’estate australe (dicembre-marzo) nei mari antartici cibandosi di krill e piccoli pesci. All’avvicinarsi dell’inverno, questi cetacei risalgono gradualmente verso le calde acque tropicali del nord, dove si accoppiano e danno alla luce i piccoli. Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia significativa per le megattere, poiché il riscaldamento delle acque potrebbe costringerle ad allontanarsi dai loro tradizionali luoghi di riproduzione.
In questo modo i loro modelli riproduttivi e la crescita complessiva della popolazione potrebbero essere a rischio. A questo si deve aggiungere che il riscaldamento delle acque potrebbe causare scarsità di cibo e diffusione di fioriture algali dannose. Proteggere le aree di riproduzione e alimentazione delle megattere è di fondamentale importanza per la loro sopravvivenza a lungo termine e per gli sforzi di conservazione. Gli autori dello studio raccomandano in tal senso di istituire aree protette.