L’inflazione è una parziale giustificazione per quel che sta accadendo nel settore. I prezzi dei profumi lievitano in maniera esponenziale, a causa sì della sfavorevole congiuntura economica, ma anche del cambiamento climatico.
A indagare sulla questione è il Guardian, che pone in evidenza le difficoltà sofferte dalla fabbrica di profumi della città di Grasse, in Francia.
La zona vanta una fama eccezionale, grazie alla qualità dei prodotti realizzati e alla longeva storia. Attiva fin dal XVII secolo, l’impresa viene reclamata non solo nei confini nazionali, bensì in ogni angolo del globo, il che crea ancora più difficoltà ai consumatori finali.
Il cambiamento climatico fa aumentare i prezzi dei profumi
Il 2022 ha visto una riduzione superiore alla metà in termini produttivi, per via di due fattori critici, entrambi relativi alle modifiche intercorse nell’ecosistema: la siccità e le elevate temperature.
Si è ravvisata, nello specifico, la carenza tanto della lavanda quanto di rose e tuberose, di oltre il 40 per cento in confronto al 2021. La catena arriva fino alla distillazione, di cui gli operatori si occupano direttamente.
I profumi industriali di alto pregio, come quelli appunto ottenuti nella località d’oltralpe, vengono considerati dei beni di lusso e da ciò ne consegue un prezzo elevato in commercio.
Se prima permettersi una confezione era oneroso per una famiglia media, adesso lo sarà ancora di più. A causa della scarsa reperibilità, aumenterà il senso di esclusività attribuito dalla domanda e da qui l’inevitabile incremento del costo da porre in preventivo.
La situazione attuale ha avuto degli effetti negativi in parecchi altri ambiti. I beni di prima necessità hanno, a loro volta, pagato pegno ed è impossibile stabilire quando e se la situazione tornerà alla normalità. Per le scarse precipitazioni ci sono stati degli scompensi anche in Italia, avvertiti in tutta la loro entità nell’estate scorsa.