Il vino è anche esso uno dei tanti a risentire dei cambiamenti climatici correnti negli ultimi anni.
Anche i produttori faticano a contrastare questo fenomeno, in quanto è ormai sempre più imprevedibile. Questi effetti portano a risultati negativi sulle produzioni enologiche, sia dal punto di visto agronomico che dal punto di visto economico. Ricordiamoci che il nostro paese è ben affermato nel mercato enologico mondiale, dunque i cali di produzione sono risentiti in tutto il mondo.
Come cambia il vino dal punto di vista agronomico
I veri e propri effetti dei cambiamenti climatici sulle produzioni enologiche si notano tra le file dei vitigni. Infatti la vite, la pianta del vino, ha un ciclo biologico ben preciso e questo viene a mancare per colpa delle temperature troppo elevate.
Infatti alcuni parametri importanti dell’acino d’uva per la produzione di vino, risentono molto della temperatura. Ad esempio il contenuto in zucchero, questo aumenta con le temperature e uve molte dolci fanno vini troppo alcolici. Oltre allo zucchero anche l’acidità peggiora con le alte temperature, e l’acidità è molto importante nel vino per renderlo più fresco. Altri parametri come i tannini sono influenzati perché se la raccolta viene anticipata, questi non si possono sviluppare.
Come cambia l’ economia del vino
Anche l’economia del prodotto ne risente, caratterizzata dal deprezzamento del prodotto, dovuto a caratteristiche organolettiche non raggiunte. Altrimenti può succedere tutto il contrario, i prezzi aumentano alle stelle per via delle poche produzioni e la grande domanda del prodotto. Dunque anche il mercato è dettato dall’imprevedibilità del clima, che non da modo al viticoltore di poter rispondere adattando le proprie colture.
Secondo le stime il cosiddetto global warming potrebbe costare alla filiera del vino lo 0,7% del fatturato annuo, cento milioni, da qui fino al 2050. Per una spesa complessiva di circa 2,7 miliardi di euro.