Grazie al progetto GRACED, finanziato anche dall’Unione Europea, ecco che un team di ricercatori sta ideando un sensore innovativo che permetterà di scovare i pesticidi nella frutta e nella verdura. Se il progetto andrà in porto, sarà più semplice monitorare la salubrità di ortaggi e frutta. In questo modo sarà anche possibile garantire un miglior controllo della sicurezza alimentare in Europa sia per quanto riguarda le catene di produzione che per quanto riguarda la distribuzione.
Come funziona il sensore che scova i pesticidi in frutta e verdura?
Si parla di un sensore fotonico ultrasensibile che sarà capace di rilevare e segnalare anche tracce infinitesime di pesticidi, sostanze chimiche e pure batteri nocivi che possono essere presenti su frutta e verdura. La cosa bella è che tutto avverrà in pochi minuti. Il che non è una cosa da sottovalutare. Attualmente, infatti, le tecniche e metodiche adottate per tali rilevazioni richiedono non solo parecchio tempo, ma anche parecchi soldi. E i risultati non arrivano in maniera immediata.
Considerando che ogni anno, in tutto il mondo, sono 385 milioni le persone vittime di avvelenamenti e intossicazioni alimentari e che di queste 11mila muoiono per tale motivo, si tratta di un progetto importante da sostenere.
Questo anche perché i residui dei pesticidi che ingeriamo attraverso il cibo o l’acqua possono danneggiare il sistema immunitario, quello endocrino e anche quello nervoso. Per tacere, poi, della possibilità che provochino lo sviluppo di difetti congeniti negli embrioni e anche tumori.
Alessandro Giusti, il coordinatore del progetto Graced e direttore R&D, ha così dichiarato: “Di fronte alle migliaia di morti in tutto il mondo, è urgente sviluppare un nuovo dispositivo di monitoraggio rapido che sia allo stesso tempo preciso, molto sensibile ed economico da produrre”.
Tramite un sistema di luce laser, il dispositivo riesce a rilevare anche minime tracce di pesticidi e batteri. E questo senza la necessità di usare sostanze chimiche e coloranti come marcatori.
Questo sensore si chiama Multiplex bimodale plasmofotonico ed è in grado di rilevare tali sostanze e microorganismi 50-100 volte più velocemente di quanto non facciamo ora.
La luce passa attraverso il sensore e genera una sorta di campo che è analizzato dalla superficie del sensore. Quando il campione passa attraverso il sensore, ecco che la velocità della luce del laser cambia, segnalando così la presenza di determinate sostanze. Inoltre i recettori del sensore sono stati sviluppati in modo da reagire solo a determinati batteri o sostanze. In questo modo vengono segnalati solo quelli pericolosi.