Le lenticchie in passato venivano considerate una specie povera. Questo perché costavano poco, ed erano perciò consumate dalle classi sociali meno abbienti, ma soprattutto per via della facilità di coltivazione. Difatti, hanno bisogno di poche attenzioni per crescere in modo forte e sano.
Come e perché coltivare le lenticchie
Appartenente alla famiglia delle leguminose, la pianta deriva da una regione del Medioriente, tra la Siria e l’Iraq. Con il passare del tempo, però, si è diffusa nell’intera zona mediterranea, pure in Italia.
Il terreno ideale è sabbioso e secco. Non ha bisogno di nessun tipo di concime né di essere irrigato. Proprio per tali caratteristiche è molto coltivata nel Centro-Sud Italia. Per quanto riguarda le caratteristiche fisiche, ha un’altezza piuttosto bassa, tra i 30 e i 40 cm.
A loro volta piccole, le radici sono ramificate e hanno la proprietà di fissare l’azoto nel terreno, trasformandolo in forme nutritive. Di conseguenza, diversi agricoltori fanno crescere le lenticchie vicino ad altri alberi di frutta.
Il periodo di semina delle lenticchie va da ottobre a novembre, nel Centro-Sud Italia. Se, invece, vengono coltivate al Nord dove il terreno è un po’ più umido si semina tra marzo e aprile. In tal caso, occorre, però, scegliere qualità adatte a cicli brevi.
Raggiunta la maturazione, la lenticchia può essere raccolta: in un baccello ne sono contenute due. Tantissime sono le varietà, suddivisibili tra quelle a seme piccole e quelle a seme grande.
In passato la pianta veniva lasciata essiccare sul terreno per procedere poi con la raccolta del legume. Negli ultimi tempi, grazie al miglioramento delle tecniche adottate, la pianta viene portata in luoghi appropriati, ovvero puliti, così da scongiurare l’attacco di parassiti.
Le coltivazioni italiane sono apprezzate in ogni parte del mondo, per via della loro eccellente qualità. Le lenticchie sono mangiate soprattutto nel cenone di Capodanno, poiché simbolo di fortuna e prosperità.