Gli ultimi dati raccolti e diffusi da Ispra riferiscono che il 64 per cento della raccolta rifiuti in Italia finisce ancora nell’indifferenziata. Un dato interessante, poiché permette di aprire gli occhi sull’arretratezza della nostra penisola. Ancora una fetta importante della popolazione, se colta da dubbi, finisce per “lavarsene le mani”, spesso nemmeno senza provare a informarsi.
Errori comuni nella raccolta rifiuti
Come converrai, non è il comportamento più virtuoso da adottare, anzi. Spesso si viene traditi dalla pigrizia, poiché si ritiene di essere comunque nel giusto. La verità è, però, un’altra e, se teniamo al benessere dell’ecosistema (e, quindi, anche al nostro), abbiamo il dovere di prendere nota.
Quanto ti andremo a indicare sono dei rifiuti sulla quale vige tuttora parecchia confusione. Il nostro scopo è, appunto, quello di spazzare via dei dubbi dilaganti, nella consapevolezza (e nella speranza) che tu ne faccia tesoro.
Ad esempio, sai dove buttare lo spazzolino da denti? Se credi nella plastica, ci dispiace contraddirti: a differenza della convinzione diffusa, è costituito da vari tipi di materiali e, pertanto, il suo posto è nell’indifferenziata. Lo stesso dei gusci dei molluschi (es. le cozze), perlopiù composti da carbonato di calcio.
Alzi poi la mano chi non ha mai gettato penne e pennarelli nella plastica: ti sembrerà strano, ma occorre destinarli nell’indifferenziata. Oltre a contenere inchiostro, hanno, infatti, la punta in un diverso materiale.
Gli scontrini si prestano poi a fraintendimenti. Il vecchio formato è da mettere nell’indifferenziata, quello nuovo (termico) nella carta.
Sul cartone della pizza gli errori sono, infine, all’ordine del giorno. Una ampia fetta di consumatori è convinta vada inserita nella carta. Ed è vero, qualora sia pulito alla perfezione. In caso contrario, invece, gli avanzi di cibo vanno nell’umido, le parti imbrattate nell’indifferenziata e il coperchio, di solito in ottimo stato, nella carta.