Compassion in World Farming (acronimo CIWF) ha diramato un’allerta secondo la quale bisognerebbe fare attenzione agli allevamenti intensivi di polli: potrebbero essere la culla della prossima pandemia. Questa tipologia di allevamenti, oltre a provocare sofferenza negli animali, potrebbe provocare la diffusione di diversi virus. Effettivamente, in questo periodo di epidemia da influenza aviaria, con il virus H5N1 che è stato segnalato anche in diversi mammiferi. Fra di essi annoveriamo volpi, lontre, procioni, delfini e foche, c’è poco da stare tranquilli.
Polli, allevamenti intensivi e epidemie
In Italia si parla poco dell’influenza aviaria. Eppure, in paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia, ha spazzato via interi allevamenti, con conseguenze a cui in genere non si pensa. Per esempio, negli USA l’influenza aviaria ha ucciso tantissimi volatili, cosa che ha provocato una carenza di uova, il cui prezzo è andato alle stelle.
In realtà il Ministero della Salute ha appena invitato i Servizi Veterinari e gli Istituti Zooprofilattici a controllare di più i volatili selvatici. Inoltre ha anche chiesto di aumentare la sicurezza negli allevamenti. Questo perché il virus, che occasionalmente ha colpito anche alcuni mammiferi, si diffonde anche fra gli uccelli selvatici (e non solo quelli acquatici come le anatre: negli USA ha colpito anche le aquile calve americane e gli avvoltoi). Il che aumenta il rischio di trasmissione fra gli allevamenti di volatili domestici.
Ricordiamo poi che, sporadicamente, il virus H5N1 è stato segnalato anche negli umani, anche se si trattava di persone a forte rischio e a stretto contatto con animali malati, come gli allevatori. Scongiurato, per ora almeno, il rischio di trasmissione da uomo a uomo.
Inutile dire che ambienti sovraffollati come gli allevamenti intensivi rappresentano un ambiente favorevole dove proliferano virus e batteri. Qui la trasmissione da animale infetto ad animale sano, vista la stretta vicinanza, è praticamente inevitabile. Inoltre il grande numero di animali e il costante ricambio fa sì che sia più facile per il virus mutare. Il problema sarà quando una di queste mutazioni genererà un virus dell’influenza aviaria capace di trasmettersi da persona a persona.
Quello che si può fare è cercare di eliminare gli allevamenti intensivi, puntando ad altre forme di allevamento. Tuttavia questo vorrebbe dire avere meno animali. Come ovviare al problema? O riducendo il consumo di carne o ricorrendo ad alternative alla carne, fra cui la carne vegetale e la carne coltivata in laboratorio per esempio. Qui trovate un approfondimento in materia di alternative sostenibili per quanto riguarda il cibo del futuro.