L’ibuprofene è un farmaco antidolorifico che fa parte della famiglia dei FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei). Esso può essere assunto solo previa prescrizione medica, in quanto risulta essere un farmaco abbastanza potente e quindi bisogna assumerne la giusta dose. Molti medici prescrivono tale farmaco per curare anche i dolori e le infiammazioni che colpiscono le articolazioni delle braccia e delle gambe, come l’artrite. La forma più comune di tale patologia è l’osteoartrite, che colpisce l’articolazione del ginocchio. Tuttavia, secondo gli ultimi studi, i FANS anziché curare questo disturbo ne peggiorerebbero i sintomi. Per tale motivo è sconsigliato a chi soffre di dolori articolari.
La ricerca sull’ibuprofene
Durante la riunione annuale della RSNA (Radiological Society of North America), ricercatori e medici hanno annunciato la scoperta di nuovi effetti collaterali dei farmaci antinfiammatori non steroidei.
Essi infatti sostengono che tali farmaci, come l’aspirina o appunto l’ibuprofene, in patologie che riguardano le articolazioni come l’osteoartite, aggravano l’infiammazione, peggiorano i sintomi e di conseguenza aumentano i dolori del paziente.
La portavoce del team di ricerca è Johanna Luijtiens, borsista post-dottorato presso il Dipartimento di radiologia e imaging biomedico dell’Università della California. La dottoressa afferma che spesso usiamo i FANS in modo errato. Molti medici la prescrivono ancora per i dolori articolari, ma non vi sono ancora evidenze scientifiche che ne dimostrino il reale beneficio.
In particolare la ricercatrice si sofferma sulla sinovite, cioè l’infiammazione della membrana che riveste esternamente l’articolazione. La dottoressa afferma che l’ibuprofene, non essendo mai stato analizzato con biomarcatori strutturali che si basano sulla risonanza magnetica, non possiede un reale effetto benefico sull’articolazione, anzi aggrava solo la patologia.
I risultati dello studio
I medici hanno effettuato la ricerca su un gruppo di 227 pazienti con osteoartrite moderata o grave curata con FANS. Essi sono stati messi a confronto con 793 soggetti con la stessa patologia ma curata senza tali farmaci.
I risultati sono stati schiaccianti. Il secondo gruppo dopo 4 anni di trattamento aveva una prognosi migliorata. Invece nel secondo gruppo ci fu un peggioramento della sintomatologia e la patologia non regrediva. Tuttavia servono altri studi prima di confermare o confutare tale teoria.