Vuoi un altro buon motivo per rimuovere la polvere da casa? Lo so che spolverare non è un’attività divertentissima, ma è utile per la nostra salute. Oltre al fatto di ridurre i rischi di crisi asmatiche nei soggetti vulnerabili a tale patologia e oltre al fatto che vivere in una casa pulita è decisamente più salubre, c’è anche il fatto che pare che la polvere di casa contenga pesticidi.
Che ci fanno i pesticidi nella polvere di casa?
Il problema non è tanto la polvere, quanto le sostanze chimiche presenti in essa che, nella metà dei casi, possono contenere anche pesticidi cancerogeni. A dirlo è stata la professoressa Violette Gessen: durante un discorso tenuto a Bruxelles relativo alla petizione “Save Bees and Farmers!”, ecco che la docente ha spiegato che questi pesticidi potenzialmente contenuti nella polvere di casa non solo sono potenzialmente cancerogeni, ma possono provocare anche rischi a livello riproduttivo.
Molti legislatori e scienziati chiedono che in Europa sia approvato presto il nuovo regolamento sui pesticidi. Solo che alcuni governi hanno chiesto volutamente di ritardare tale approvazione, sostenendo che le preoccupazioni relative all’uso dei pesticidi fossero esagerate.
Violette Gessen, però, non è dello stesso avviso, anzi, sostiene che bisogna approvare al più presto una legge per ridurre o eliminare l’uso di prodotti fitosanitari tossici. In particolare, pare che prodotti chimici fitosanitari e pesticidi siano praticamente ovunque.
E sembra che si accumulino particolarmente nella polvere di casa. Secondo i dati, il 41% delle sostanze ritrovate nella polvere di casa degli agricoltori è cancerogeno o potenzialmente tale. Inoltre il 61% dei residui potrebbe creare danni alla sfera riproduttiva.
Anche nel sangue del 90% degli agricoltori testati sono state trovate tracce di sostanze dannose, mentre nelle feci erano presenti più di 20 pesticidi differenti. Purtroppo mentre scienziati e alcuni parlamentari stanno cercando di portare avanti questa normativa, ecco che c’è chi si oppone sostenendo che in questo modo si rischia di ridurre la redditività degli agricoltori. Già, ma chi ha provato a ridurre l’uso dei pesticidi ha notato anche un miglioramento della biodiversità e della qualità della vita. Che forse vale la pena a fronte di quel 10% di resa in meno.
Anche alternative proposte ai fitosanitari come l’editing genetico non sono ancora attuabili (si tratta di creare colture resistenti modificando il genoma), visto che manca una normativa che disciplini tale pratica non essendoci ancora sufficiente letteratura scientifica che dimostri la sicurezza di tali pratiche e la reale efficacia.