Una pianta ornamentale molto amata qui in Italia è l’albero di Giada. Molto bello esteticamente, questa pianta succulenta ha il vantaggio che non presenta spine ed è anche relativamente facile da coltivare (oltre a essere una pianta che si propaga con estrema facilità). Tuttavia spesso si sente dire che l’albero di Giada è una pianta velenosa e tossica. Ma è davvero così? Sì, certo: l’albero di Giada è velenoso sia per cani e gatti che per l’uomo, anche se a livelli differenti. E questo per motivi facilmente intuibili.
Perché l’albero di Giada è velenoso?
Le foglie dell’albero di Giada contengono delle sostanze tossiche per cani e gatti. Se ingerite, infatti, causano una sindrome gastroenterica con nausea, vomito e diarrea. Per questo motivo, quando si hanno cani e gatti, viene spesso consigliato di mettere l’albero di Giada (e anche altre eventuali piante grasse) lontane da loro, in posti inaccessibili. E bisogna fare anche in modo che qualche foglia, eventualmente cadendo a terra, non possa essere da loro mangiata per errore.
In realtà lo stesso problema c’è anche per le persone, ma declinato in maniera differente. A meno che non si tratti di bambini piccoli che tendono a mettere in bocca tutto ciò che gli capita a tiro, difficilmente una persona si metterà a mordicchiare l’albero di Giada.
Il problema, però, è che se tocchiamo la pianta e poi non ci laviamo le mani, ecco che possiamo sviluppare delle forme di dermatite da contatto. Peggio va a chi si tocca gli occhi con le mani: anche in questo caso potrebbero svilupparsi gravi irritazioni oculari. Per ovviare a ciò basterà usare dei guanti o usare degli occhialini protettivi soprattutto quando si pota la pianta.
Diciamo che, sia per quanto riguarda gli animali domestici che l’uomo, non si tratta di una pianta velenosa a livello dell’oleandro o della belladonna. Tuttavia è in grado di causare danni non da poco (pensiamo, per esempio, all’ingestione da parte di un cane: se giovane e in salute, magari se la cava con una brutta forma di vomito e diarrea, ma se anziano, la disidratazione e gli squilibri elettrolitici che ne seguono possono causare anche l’insorgenza di danni renali o epatici).