Persiste l’emergenza climatica. A segnalarlo l’Onu, che, dopo giorni di discussioni e delibere, ha pubblicato il sesto rapporto di valutazione. Le politiche adottate dai Governi per ridurre l’impatto ambientale si sono finora rivelati insufficienti.
Secondo le rilevazioni dell’Ipcc (Intergovernamental panel on climate change), la temperatura mondiale è salita di 1,1 gradi rispetto al periodo preindustriale. Qualora i ritmi rimanessero gli stessi, il proposito di mantenersi entro la soglia di 1,5 gradi fallirebbe in pieno.
Il dossier dell’Onu mette in guardia sull’emergenza climatica
Attraverso una lunga documentazione, composta in totale da 37 pagine, l’Onu cerca di sollecitare gli Stati a uno sforzo ulteriore. Di tale passo, infatti, l’intero Pianeta rischia e, di conseguenza, anche i suoi abitanti.
Per tanti anni l’uomo ha tenuto un comportamento irrispettoso nei confronti della natura. L’esasperante ricerca del profitto (pure a discapito delle risorse) abbinata alle scarse conoscenze in materia, ha provocato un circolo vizioso. E compiere dei passi avanti richiede tanti sacrifici.
A determinare l’emergenza climatica vi sono diversi fattori, uno su tutti lo sfruttamento intensivo dei combustibili fossili. E non per un periodo limitato, bensì lungo oltre un secolo.
Dalle due rivoluzioni industriali le tecniche di lavorazione delle aziende è cambiato in modo radicale. Per garantire un avvenire alle generazioni che verranno, quella attuale ha il dovere etico di porre in atto delle politiche virtuose.
D’altro canto, dei seri campanelli d’allarme sono già stati suonati e da un bel po’. Uno dei casi evidenti è stata la pesante siccità che ci ha colpito durante l’ultima stagione estiva. Ad averci rimesso sono state in primis le imprese e l’aumento dei costi produttivi prospetta un ragguardevole aumento dei prezzi.
Purtroppo, però, siamo in netto ritardo e per recuperare la situazione serve maggiore impegno. L’elaborato curato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite lo sancisce una volta di più.