La plastica è dispersa su tutto il pianeta. Anche nell’Artico, dove le popolazioni umane faticano a sopravvivere sono arrivate le microplastiche. Uno studio ha dimostrato la loro presenza anche tra le alghe dell’artico.
Purtroppo ogni giorno le rilevazioni scientifiche aggiungono un tassello alle disastrose conseguenze che le attività industriali, in particolare del settore alimentare, hanno provocato. E quando si parla di disastro non ci si limita soltanto all’impatto ambientale sulle piante, sulla vegetazione, sugli animali e la biodiversità, ma anche alle conseguenze dannose per l’essere umano. Dove la presenza di microplastiche praticamente ovunque rappresenta una delle minacce più grandi.
Le microplastiche sono derivate dalla frammentazione di oggetti di plastica più grandi in microelementi, che sono praticamente impossibili da scindere dai terreni naturali che poi vanno a contaminare. Ed il guaio è che con la loro leggerezza arrivano praticamente ovunque. Vengono trasportate dalle acque e dai venti.
Microplastiche tra le alghe dell’artico, ecco lo studio
Un gruppo di ricerca guidato dagli scienziati tedeschi dell’Alfred Wegener Institut Helmholtz Zenttum für Polar – und Meeresforschung di Bremerhaven, in collaborazione con l’Ocean Frontiers Institute dell’Università Dalhousie, in Canada, e della School of Geography, Earth and Enviromental Science dell’universita’si Birmingham, bel Regno Unito, ha messo a punto una ricerca con risultati davvero sorprendenti. A bordo della nave Polar Stern, i ricercatori hanno raccolto dei campioni di alga chiamata melosira artica intrisa di acqua marina. Le analisi di laboratorio hanno rilevato copiosa presenza di microplastiche, nello specifico dai 13mila ai 57mila frammenti per metro cubo. Per far capire l’entità della scoperta, i ricercatori, durante una conferenza stampa, hanno spiegato che questa quantità corrisponde circa a 10 volte la concentrazione dell’acqua circostante.
Le conseguenze negative della scoperta
Le microplastiche che inconsciamente vengono ingerite quotidianamente, vanno a sedimentarsi all’interno dell’organismo dell’essere umano e degli animali per poi essere potenziali fonti di affezioni e patologie. La catena alimentare ne è la principale responsabile. Questa scoperta delle alghe nell’artico risulta particolarmente dannosa per la popolazione che vive in quell’area. La quale dipende dalla rete alimentare marina per ottenere delle proteine. Di conseguenza la loro salute è messa seriamente a rischio dalle sostanze chimiche contenute nelle microplastiche.