Quando si parla di plastica, oggigiorno, si pensa sempre a quanto inquini il pianeta e a quanto stia devastando l’ecosistema. Tuttavia ci fu un tempo in cui la plastica non era stata così demonizzata. Anzi: inizialmente la plastica venne inventata per proteggere l’ambiente. Tanto che, in tempi ormai remoti, la plastica aiutò anche gli elefanti a sopravvivere. Cosa è successo poi? Quello che succede sempre: l’uso indiscriminato e l’incuranza dell’uomo nei confronti del pianeta hanno portato qualcosa di utile a diventare qualcosa che sarà, probabilmente, una delle cause della nostra rovina.
La plastica una volta salvò gli elefanti
Non è certo una novità che gli elefanti siano a costante rischio estinzione a causa della dissennatezza umana. In questo caso non parliamo tanto dell’urbanizzazione, del fatto che riduciamo progressivamente gli habitat e le risorse nutritive di questi colossali animali o dell’inquinamento, quanto della caccia e del bracconaggio messi in atto per procacciarsi l’avorio delle loro zanne.
Ebbene: originariamente la plastica si era proposta per salvare gli elefanti dalla caccia, sostituendosi all’avorio. Dove? Per esempio la plastica è usata al posto dei tasti d’avorio dei pianoforti. O ancora: è usata come sostitutiva dell’avorio nelle palle da biliardo. Cosa che adesso diamo per scontata, ma che più di un secolo fa non lo era.
Per questi motivi, nella seconda metà dell’Ottocento, ecco che fu inventata la plastica industriale, pronta a sostituire l’avorio. Solo che poi il suo uso divenne indiscriminato e, più che altro, con una certa noncuranza l’uomo non si preoccupò sin da subito di come riciclarla o eliminarla dall’ambiente.
Il che ci porta ai giorni d’oggi, quando ormai le microplastiche sono finite ovunque, non solo nel terreno e nelle acque, ma anche nel nostro sangue e nelle nostre urine. Di per se la plastica non è negativa di suo, ma lo è diventata per il modo in cui la usiamo e la trattiamo. Incluso lo smaltimento non sempre corretto.