Apparentemente la notizia di una specie di piante che sta proliferano, dovrebbe essere motivo di gioia e gaudio. Ma in questo particolare caso non lo è affatto. Certo, più alberi ci sono e meglio è per la Terra. Tuttavia ci sono alcune specie di alberi la cui proliferazione in specifiche aree è semplicemente l’ennesimo segno dei danni che il surriscaldamento globale e i cambiamenti climatici stanno causando. Nel caso in questione, il problema sono gli abeti bianchi che proliferano nella tundra intorno all’Artico.
La proliferazione di questa specie di piante è un grosso problema
Il fatto è che l’Artico si sta surriscaldando troppo rapidamente. Il che vuol dire meno neve, meno ghiaccio e anche più abeti bianchi che si stanno moltiplicando nella tundra. Il che andrebbe benissimo nell’ottica della riforestazione, se non fosse per un piccolissimo dettaglio.
Questi abeti bianchi, infatti, sono comunque più scuri della neve. Il che vuol dire che tendono ad assorbire un maggior quantitativo di energia solare. Tradotto, questo significa che surriscaldano ancora di più queste zone, già vittime del surriscaldamento globale. Riscaldare ulteriormente queste zone vuol dire rilasciare anche i gas serra che erano bloccati nella tundra, cosa che peggiora il surriscaldamento mondiale.
Quindi se l’inverdimento dell’Artico apparentemente sembra una bella notizia, in realtà non lo è. A spiegarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Science: si parla di “effetto lago” in quanto lo si osserva soprattutto a carico dei Grandi Laghi.
Roman Dial, un ecologo dell’Alaska Pacific University e autore principale della ricerca in questione, ha spiegato che quando i venti freddi soffiano attraverso le acque calde, raccolgono umidità. Quando poi il vento torna a colpire la terra, la quale è di nuovo fredda, ecco che tale umidità cade sotto forma di neve. Questo processo è scatenato anche dalla riduzione del ghiaccio marino al largo delle coste, cosa che genera la maggior formazione di neve proprio sulle coste.
Questo fa sì che gli abeti bianchi tendano a proliferare sia ad altitudini più alte che a latitudini maggiormente settentrionali. E la neve, in questo caso, funge da isolante, permettendo agli abeti bianchi di non congelare durante l’inverno artico.
Questa coltre di neve eccessiva, poi, scongela anche il permafrost (lo strato di neve impedisce al permafrost di congelare), permettendo così a germi, virus e batteri che vi erano intrappolati, la possibilità di riemergere. Inoltre questi microrganismi contribuiscono a decomporre la materia organica, fornendo così alle piante di abete bianco ulteriore nutrimento per crescere e moltiplicarsi.