E’ la barlia robertiana, un tipo di orchidea selvatica diffusa in buona parte della penisola italiana, ma non comune in montagna perché è tipicamente mediterranea. Si tratta di una specie protetta perché in via di estinzione. Non va assolutamente raccolta, anche se c’è chi lo fa comunque rischiando una multa.
Il periodo in cui fiorisce è proprio la primavera. E’ soprattutto nel mese di maggio però che la barlia robertiana raggiunge il suo massimo splendore. Si tratta di una specie tipicamente mediterranea e in Italia la si trova sino al limite alpino e in quasi tutte le regioni. Alle nostre latitudini è più facile notarla nei prati aridi e può raggiungere il mezzo metro di altezza. E’ un fiore particolarmente bello e vistoso con delle foglie basali ellittiche di un bel verde chiaro, il suo profumo è particolarmente intenso e serve ad attirare gli insetti impollinatori. Si tratta proprio di una orchidea ed ha diverse caratteristiche che la rendono unica.
Perché è vietato cogliere la barlia robertiana e cosa si rischia
La barlia oltre ad avere dimensioni varie tra i vari esemplari, ha anche dei colori che possono andare da un bianco sporco sino all’amaranto, passando per tutte le gradazioni di viola. Il suo nome è un omaggio a Gaspard Nicolas Robert, un botanico francese vissuto a cavallo dei secoli XVI e XVII. La barlia robertiana e tutte le orchidee selvatiche vanno lasciate dove sono. C’è infatti una normativa regionale, nazionale ed europea che le protegge e raccogliendo questi fiori o estirpando la pianta, si rischia di incorrere anche in una denuncia penale. Le orchidee possono essere estremamente rare e sono tra le piante più minacciate poiché stringono una stretta relazione con gli altri organismi e in particolare con i funghi simbionti.
Raccoglierla è quindi assolutamente vietato dalla Legge, si prevedono anche sanzioni per chi non rispettasse le regole. Quello che può sembrare un gesto privo di conseguenze, come raccogliere un fiore in un prato, se venisse ripetuto da tutti, potrebbe avere forti ripercussioni sulla produzione annuale di seme di questa specie. Il rischio sarebbe purtroppo quello di una drastica riduzione degli esemplari.