La carota selvatica, si trova tranquillamente in tutta Italia, soprattutto negli appezzamenti di terreno lasciati incolti.
Questa non ha niente a che fare con la carota più comunemente conosciuta, anche perché ad esempio della carota commerciale noi mangiamo la radice, mentre nella carota selvatica si consuma anche il fusto e le foglie.
Caratteristiche della carota selvatica
La carota selvatica si riconosce soprattutto per il grande fiore, di colore chiaro, delle volte rosa. Fino a maturità raggiunta, dove diventa più scuro, di solito di color viola-nero. I fiori si possono ammirare fino al mese di ottobre inoltrato, dunque per tutto il periodo autunnale.
Le infiorescenze sono ibride, e raggiunto i mesi autunnali, questi si richiudono su se stessi, proteggendo i piccoli fiori, questa pianta ha la capacità di disperdere i propri semi fino a molto lontano. Questa capacità è dovuta alla struttura dei propri semi, infatti sono dei semi molto piccoli e di colore marrone, in cima presentano delle piccole spine. Le quali ad esempio, si attaccano al manto degli animali che ci passano vicino e li trasportano anche per lunghe distanze, dove poi cadranno e se il terreno e gli altri fattori sono favorevoli, nasce una nuova pianta.
La carota selvatica in cucina
A differenza della carota comune, che non è altro che la modernizzazione, dal punto di vista della genetica da parte dell’uomo della carota selvatica, la radice viene utilizzata, ma non solo quella, mentre delle carote comuni si utilizza solamente la radice.
La selvatica invece è cucinata a partire dalle foglie, che si possono anche consumare crude in insalata, fino al fusto. Le radici solitamente si fanno bollire, ma in realtà questa parte della pianta è usata nella cosmesi. La possiamo trovare nelle creme solari, in quanto è ricca di caroteni che favoriscono l’ abbronzatura, inoltre può prevenire la comparsa delle rughe ed aiuta ad elasticizzare la nostra pelle.