Ti ricordi del buco dell’ozono? Ebbene, secondo l’Onu il buco nell’ozono (che in realtà non è unico, ma si parla di più buchi) dovrebbe chiudersi fra il 2040 e il 2066. Ma per chi fra di noi ci sarà ancora, cosa vorrà dire la chiusura del buoco nell’ozono? Cosa cambierà per noi all’atto pratico? La sua chiusura vorrà dire che siamo salvi?
Buco nell’ozono: cosa succede se si chiude?
Molto brevemente, se ricordi, la Terra è circondata dall’atmosfera, a sua volta formata da diversi strati. Fra questi strati, quello che adesso ci interessa è l’ozonosfera, così chiamato perché maggiormente ricco di ozono. Quest’ultimo rappresenta una forma allotropica dell’ossigeno e la sua formula è O3.
L’ozono fa parte dei cosiddetti gas serra, quelli che servono soprattutto per filtrare i raggi infrarossi che arrivano sulla Terra grazie alla radiazione solare. Fra i principali gas serra ci sono il vapor acqueo, il metano, il protossido d’azoto e l’anidride carbonica.
Ricapitolando, l’ozono aiuta a filtrare i raggi solari, rendendoli meno dannosi per noi. Inoltre contribuisce a trattenerli nell’atmosfera una volta che sono rimbalzati sulla superficie, garantendo il fatto che la temperatura sulla Terra rimanga vivibile.
Il problema è che l’inquinamento e determinate sostanze chimiche (soprattutto i clorofluorocarburi prodotti dai vecchi frigoriferi) danneggiavano l’ozonosfera, distruggendo l’ozono e contribuendo a creare il buco nell’ozono. Il che voleva dire che i raggi con i relativi infrarossi arrivano più massivamente sulla Terra.
Alla luce di tali fatti, si cercò di ridurre le emissioni pericolose per l’ozono e, piano piano, i livelli stanno aumentando, “ricucendo” i buchi. Questo vuol dire che i buchi si stanno chiudendo, il che è una buona cosa. Il problema, però, è che l’ozono ci protegge dai raggi UV, ma non dal riscaldamento globale.
Tuttavia questo ci insegna che se ci si mette d’impegno e se tutti riducono le emissioni delle sostanze inquinanti responsabili del surriscaldamento globale, esattamente come accaduto con l’ozono, è possibile porre rimedio ai danni fatti. Certo, questo sempre se si agisce prima di essere arrivati al punto di non ritorno.
E a proposito di inquinamento e cambiamenti climatici, qui viene spiegato il collegamento fra questi eventi e le malattie respiratorie.