In un periodo tutto fuorché roseo dal punto di vista economico, esistono dei prodotti che resistono piuttosto bene all’inflazione. Mentre i prezzi generali sono schizzati verso l’alto, gli alimenti biologici (almeno una parte di essi) mantengono valori stabili o comunque con rincari inferiori in misura percentuale a quelli comuni.
Perché gli alimenti biologici resistono all’inflazione
A stabilirlo uno studio condotto in Germania, dove hanno messo a confronto il costo della merce tra gli alimenti biologici e naturali. Ciò vale soprattutto per determinati tipi di merce. Ad esempio, le carote bio hanno registrato un incremento di prezzi di appena il 2 per cento nei negozi specializzati, contro il 20 per cento dei punti convenzionali.
Il divario assume dimensioni ancora maggiore se passiamo in analisi il burro. Se l’aumento è stato del 60 per cento nei locali tradizionali, è stato, invece, del 29 per cento dei supermercati e del 35 per cento per i discount. Il ritocco verso l’alto nei negozi bio specializzati è rimasto contenuto al 19 per cento. Limitato è pure il rincaro applicato su uova e mele.
Il report pubblicato si prefigge anche il compito di motivare l’incremento del prezzo dei prodotti bio rispetto a quelli canonici. Una prima ragione avanzata dagli studiosi riguarda la tipologie di fertilizzanti adoperata.
Nel primo caso non si fa, infatti, ricorso a composti sintetici, che per loro stessa natura sono più costosi.
Il secondo punto, verte sulla rete commerciale. Gli alimenti biologici sono distribuiti in centri non troppo lontani dal luogo di coltivazione. Così facendo, anche le spese di trasporto risultano meno gravose e il punto di pareggio è minore per i rivenditori.
Infine, dietro alla difformità di prezzo vi sarebbe pure la natura degli accordi sottoscritti tra le parti. Di solito, i contratti di fornitura del cibo bio hanno una durata superiore. Resta da scoprire se, una volta giunti a scadenza, l’inflazione avrà delle ripercussioni sulle tariffe.