Trovati frammenti di plastica nei bisogni dei neonati in quantità maggiori rispetto gli adulti. Quali sono gli effetti negativi sulla salute, scopriamolo insieme in questo articolo.
Cosa c’è da sapere sui frammenti di plastica
Un recente studio pilota pubblicato sulla rivista ACS’ Environmental Science & Technology Letters e condotto da Kurunthachalam Kannan della New York University School of Medicine ha rilevato tracce di microplastiche, ossia frammenti di plastica delle dimensioni inferiori a 5 millimetri, nelle feci dei neonati, per alcuni tipi in quantità anche maggiori rispetto a quanto si ritrova negli adulti.
Gli esperti hanno esaminato il meconio dei bambini, ovvero le prime feci del piccolo appena nato, e poi di individui adulti alla ricerca di microplastiche di PET (il materiale usato per le bottiglie) e di policarbonato (molto usato in ottica, edilizia, elettronica). È emerso che queste microplastiche sono presenti anche nei campioni di feci dei bimbi. Addirittura per quel che riguarda il PET a concentrazioni in media 10 volte superiori rispetto a quelle dell’adulto. Si ipotizza che questi frammenti di plastica potenzialmente causino infezioni.
Focus sulle microplastiche
Il sito dell’Istituto superiore di sanità spiega che per microplastiche: si intende generalmente una miscela eterogenea di materiali di forma differente, frammenti, fibre, sfere, granuli, pellets, fiocchi o perle, di dimensioni da 1 micrometro (µm) a 5 mm (millimetri). Le microplastiche sono distinte in primarie e secondarie.
Le primarie sono plastiche prodotte intenzionalmente in dimensioni ridotte, per essere usate, per esempio, nei cosmetici, nelle vernici, nelle paste abrasive e nei fertilizzanti.
Le secondarie sono originate dall’usura, deterioramento e frammentazione di materiali in plastica di dimensioni maggiori, compresi tessuti sintetici e copertoni delle ruote. I composti chimici nelle microplastiche sono polietilene, polipropilene e polistirene, ma possono contenere anche sostanze inorganiche come alluminio, titanio, bario, zolfo, ossigeno e zinco.
Effetti sulla salute umana
Secondo l’Iss i rischi per l’uomo derivanti dalle microplastiche possono essere di natura fisica, chimica o microbiologica.
- Rischi fisici: sono dovuti alle capacità delle microplastiche di attraversare le barriere biologiche, come la barriera intestinale, ematoencefalica, testicolare e persino la placenta, e causare danni diretti, in particolare all’apparato respiratorio e all’apparato digerente.
- Rischi chimici: derivano dalla presenza di contaminanti e possono portare le microplastiche a essere veicolo di sostanze potenzialmente pericolose di natura organica oppure inorganica. Molti di essi possono provocare danni a carico del sistema endocrino, causare problemi alla sfera riproduttiva e al metabolismo.
- Rischi microbiologici: sono relativi alla capacità delle microplastiche di trasportare, attaccati alla loro superficie, microrganismi in grado di causare malattie come Escherichia coli, Bacillus cereus e Stenotrophomonas maltophilia.
In ogni caso esistono ancora poche informazioni riguardo l’impatto delle microplastiche sulla salute degli animali e dell’uomo. I polimeri, in generale, sono chimicamente inerti e, dunque, considerati non tossici.