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Anguilla, 5 motivi validi per rinunciare a mangiarla durante le festività e oltre

Rinunciare all’anguilla durante le festività natalizie è un gesto importante per salvaguardare questa specie in pericolo critico e promuovere una gastronomia più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

Mangiare anguilla rappresenta una pratica tradizionale diffusa in diverse zone italiane, ma vale la pena riflettere sulla sua presenza nei menù contemporanei.

L’anguilla europea, scientificamente nota come ‘Anguilla anguilla’, è un pesce appartenente alla famiglia Anguillidae. In alcune aree d’Italia, la femmina di dimensioni maggiori, che può raggiungere anche un metro e mezzo di lunghezza, è conosciuta come capitone, mentre i giovanili, più piccoli e trasparenti, sono chiamati ceca.

Contenuto di grassi elevato

Innanzi tutto, è importante notare che l’anguilla ha un alto contenuto di grassi, che si attesta intorno al 25%. Questo elevato apporto di grassi si traduce in un numero significativo di calorie, rendendo l’anguilla un piatto poco indicato per chi desidera evitare di accumulare peso dopo le festività. Con le abbuffate natalizie già di per sé ricche di calorie, aggiungere un ulteriore piatto pesante come l’anguilla non sembra la scelta più saggia. Esistono molte altre opzioni più leggere e altrettanto gustose che possono arricchire il menù senza compromettere il benessere personale.

Specie in grave pericolo

L’anguilla europea è attualmente classificata come “in pericolo critico” dalla Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Ciò indica una minaccia molto elevata di estinzione in natura. Negli ultimi quattro decenni, il numero di giovani anguille che raggiungono le coste europee è drasticamente diminuito, con stime che indicano una riduzione compresa tra l’1% e il 5% rispetto ai livelli precedenti. Questa situazione allarmante è il risultato di molteplici fattori, tra cui la pesca intensiva, l’inquinamento delle acque e la distruzione degli habitat naturali, tutti elementi che contribuiscono a mettere a rischio la sopravvivenza di questa specie iconica.

Zone di cattura altamente inquinate

Un aspetto preoccupante della pesca dell’anguilla riguarda le aree in cui viene frequentemente catturata. Ad esempio, la foce del fiume Sarno, noto per essere uno dei corsi d’acqua più inquinati d’Europa, è un luogo in cui le anguille vengono pescate. Questo fenomeno è particolarmente allarmante, poiché l’anguilla è uno dei pochi pesci in grado di adattarsi e sopravvivere in ambienti estremamente contaminati. La cattura di pesci in queste condizioni solleva interrogativi riguardo alla sicurezza alimentare e alla salute dei consumatori, oltre ad evidenziare le problematiche ambientali legate all’inquinamento.

anguilla

Condizioni di allevamento inadeguate

La crescente domanda di anguilla ha portato a un aumento dell’acquacoltura, dove questi pesci vengono allevati in spazi ristretti. Nei bacini artificiali, gli esemplari sono spesso sovrappopolati, il che impedisce loro di esprimere comportamenti naturali e li costringe a vivere in condizioni di stress. Anche dopo la cattura, le anguille possono rimanere in piccole vasche per giorni, subendo ulteriori sofferenze. Queste pratiche sollevano importanti interrogativi sulla sostenibilità e sull’etica della produzione di alimenti di origine animale.

Metodi di uccisione cruente

La modalità di uccisione dell’anguilla è un altro aspetto che merita attenzione. I metodi comunemente utilizzati sono considerati estremamente cruenti. Una pratica comune prevede di afferrare l’anguilla per la coda e colpirla con forza, oppure di immergerla viva in acqua bollente. Queste tecniche non solo causano sofferenza all’animale, ma sollevano anche questioni di moralità riguardo al trattamento degli esseri senzienti. È importante considerare alternative più umane e rispettose nei confronti degli animali.

Richiesta di azione da parte dei cuochi

In vista del Natale 2024, lo chef di fama internazionale Mauro Colagreco ha lanciato un appello per escludere l’anguilla dai menù natalizi, evidenziando l’urgenza di proteggere questa specie in pericolo. La IUCN ha registrato un declino della popolazione di anguilla del 90% negli ultimi vent’anni, dovuto a fattori come la pesca eccessiva, l’inquinamento e la distruzione degli habitat. Colagreco, in qualità di ambasciatore UNESCO per la biodiversità, ha condiviso un video in cui invita a escludere l’anguilla dai pasti festivi, affermando che il ripopolamento della specie è una questione urgente. Questa iniziativa è supportata dal World Culinary Council di Relais & Châteaux, che ha deciso di rimuovere l’anguilla dai propri menù per promuovere pratiche alimentari sostenibili.

Gli chef, in collaborazione con organizzazioni come Ethic Ocean, chiedono azioni concrete per proteggere questa specie. Inoltre, si stanno esplorando alternative sostenibili, come la carne di anguilla coltivata in laboratorio, una soluzione che potrebbe ridurre la pressione sulla popolazione selvatica. Rinunciare all’anguilla non è solo un gesto simbolico, ma rappresenta una scelta consapevole verso un futuro più sostenibile, in grado di rispettare le risorse del nostro pianeta e la vita delle specie in difficoltà.