Quando si parla di sostenibilità ambientale e di emissioni, ecco che, oltre al cibo umano, bisognerebbe pensare anche al cibo destinato agli animali domestici. Qualcuno si è così chiesto se fosse più sostenibile per l’alimentazione di cani e gatti somministrare loro croccantini (quindi un’alimentazione secca commerciale) o le scatolette (alimentazione umida commerciale). Uno studio ha così scoperto che, a quanto pare, sono i croccantini quelli più sostenibili in quanto la loro produzione rilascia meno emissioni.
Meglio croccantini o scatolette per cani e gatti?
La domanda se siano meglio le crocchette o le scatolette del cane, può avere tante sfumature: parliamo di salubrità? Di gusto? Forse di conservazione? Di praticità? In questo caso, invece, la domanda viene declinata pensando alla sostenibilità della produzione. La ricerca è stata portata avanti dai ricercatori dell’Università di San Paolo, in Brasile. Hanno distinto le diete dei cani nelle grosse tre macro aree:
- secco
- umidi
- casalinga
Analizzando 618 alimenti per cani e 320 alimenti per gatti, tenendo conto dei 212 ingredienti presenti in questi cibi, hanno calcolato l’impatto ambientale di ciascuno di essi, con riferimento soprattutto a dati come:
- emissioni di gas serra
- produzione di zolfo
- produzione di fosforo
- consumo di terra
- consumo d’acqua
In pratica, facendo i calcoli, alla fine si è visto che i croccantini sono molto più sostenibili delle scatolette. Lo studio ha fatto l’esempio di un cane di 10 kg: se il suddetto cane mangiasse l’equivalente di 500 calorie al giorno di crocchette, per produrre questi croccantini sarebbero prodotti 828 kg di emissioni di CO2 equivalente.
Se lo stesso cane mangiasse 500 calorie di cibo umido, ecco che le emissioni salirebbero a 6.541 kg. Praticamente l’alimentazione del cane inquina tanto quella del suo umano. E per le diete casalinghe? Beh, i valori emessi stanno a metà fra croccantini e scatolette.
Ma perché questa diversità? Tutto dipende dalla composizione: nelle scatolette, il 90% delle calorie deriva da ingredienti di origine animale, dato che diminuisce al 45% nelle crocchette. Per far sì che il cibo umido in scatoletta riduca le emissioni, bisognerebbe cominciare a valutare l’uso di proteine alternative come gli insetti (a dire il vero esistono già in commercio in Italia mangimi per cani e gatti che sfruttano gli insetti come proteine, ma si tratta di prodotti di nicchia solitamente utilizzati per i soggetti allergici, non certo per i cibi di mantenimento).
Fra l’altro questa cosa fa già parte delle strategie globali per il cibo del futuro.
L’altra alternativa è usare ancora di più i prodotti di scarto edibili, ma non ritenuti idonei al consumo umano, cosa che, in realtà, già viene fatto. Si tratta di tutti quegli scarti della macellazione che non vanno bene per l’alimentazione umana, ma che sono comunque commestibili.
L’importante, se si selezionano proteine alternative, è assicurarsi che il loro valore biologico sia equivalente. Non basta, infatti, sostituire la stessa quantità di proteine per avere un prodotto analogo, ma bisogna fare in modo che anche il contenuto di aminoacidi e la capacità di tali proteine di essere assorbite siano identici.
È lo stesso problema che si ha con la sostituzione delle proteine animali con quelle vegetali nei cibi per animali: anche se la quantità di proteine è uguale, non lo è dal punto di vista qualitativo (tipologie di aminoacidi) e della capacità di assorbimento.