Prima di capire se il carbon offset funzioni davvero o meno nei riguardi delle emissioni di carbonio, è bene capire cosa sia. Con questo termine si intende un procedimento tramite il quale un’azienda, non potendo o non riuscendo a diminuire la produzione di anidride carbonica e gas serra, acquista quelli che sono noti come “crediti di carbonio” in modo da compensare le emissioni di gas serra finanziando altri progetti di riduzione del carbonio da altre parti del mondo. Tale compensazione è misurata in tonnellate di anidride carbonica equivalente. L’ideale sarebbe quello di tendere a zero emissioni.
I vantaggi del carbon offset
Quello che in pratica si fa col carbon offset è semplice. Io, azienda, non riesco a diminuire la mia produzione di anidride carbonica, carbonio e gas serra. Finanzio dunque altri progetti, non necessariamente vicini a me, in modo da ottenere crediti carbonio che vadano a diminuire o pareggiare le mie emissioni.
Un esempio: produco 10 tonnellate di anidride carbonica equivalente l’anno qui in Italia. Non sono in grado di ridurre tale dato, quindi finanzio un progetto di riforestazione in Amazzonia e ottengo un credito carbonio di 4 tonnellate di anidride carbonica equivalente. Quindi, facendo la sottrazione, alla fine ho ridotto solo a 6 tonnellate la mia produzione di carbonio.
L’ideale, ovviamente, sarebbe andare al pari, in modo da neutralizzare le emissioni prodotte. Il fatto è che per riuscire a ridurre le emissioni all’origine, sarebbero necessari investimenti notevoli che poche aziende sono disposte a sobbarcarsi. È dunque più facile investire in altro, soprattutto in progetti certificati dal governo o da enti indipendenti. Ma quali sono questi progetti? Beh, ce ne sono diversi, questi sono solo alcuni esempi:
- riforestazione o anche il solo piantare nuovi alberi
- produrre energia rinnovabile tramite la creazione di parchi eolici, digestori di biogas, dighe idroelettriche o anche produrre energia da biomassa
- progetti di miglioramento dell’efficienza energetica (sono quelli che portano, per esempio, a realizzare cucine ed elettrodomestici più efficienti o anche edifici ad alta efficienza energetica, magari usando lampade a LED al posto di quelle a incandescenza)
- distruggere i sottoprodotti agricoli o contenere il metano generato dagli animali d’allevamento, dalle discariche o dai rifiuti industriali
- distruggere gli inquinanti industriali come idrofluorocarburi e perfluorcarburi
Gli svantaggi
Appaiono abbastanza chiari i limiti e gli svantaggi del sistema del carbon offset. Prima di tutto, bisogna trovare dei progetti che siano veramente efficaci. Investire per compensare in un’area da riforestare in cui scoppiano continui incendi, senza fare nulla per questi ultimi, è controproducente alla fine.
In secondo luogo, questo procedimento ha una certa aura di “laviamoci la coscienza”. Il non agire a monte e il solo cercare di compensare, fa sì che molte aziende siano accusate di sfruttare il carbon offset per fare greenwashing. Da poco, per esempio, il report Brand Audit 2022 di Break Free From Plastic ha fatto sapere che, nonostante i precedenti proclami, aziende come Coca Cola, Nestlé e PepsiCo, per il quinto anno di fila, sono fra i maggior inquinatori a causa delle plastiche prodotte.
Anzi: in precedenza Greenpeace aveva accusato proprio Coca Cola di fare del greenwashing. I proclami dell’azienda relativi al desiderio di voler ridurre plastiche ed emissioni sono rimasti solo sulla carta visto che, come molte altre aziende, non ha fatto nulla di concreto per ridurre all’origine la produzione di plastiche (che derivano dal carbon fossile), ma si è limitata a sfruttare le possibilità del carbon offset.
Il che non aiuta certo ad arginare i cambiamenti climatici, anzi, gli ultimi dati ONU fanno abbastanza allarmare.