Non so se avete seguito la vicenda di Isaia, il cervo di Cortina d’Ampezzo che era diventato famoso in quanto, avendo perso la paura degli esseri umani, si avvicinava tranquillamente a loro, cercando cibo, coccole e facendosi fotografare in tranquillità. Anzi: abitanti e turisti si erano abituati a vederlo girellare per il mercato cittadino. Tuttavia da qualche tempo Isaia non si è più fatto vedere. Questo perché le autorità lo hanno spostato altrove. E adesso ci si chiede non solo dove sia finito, ma anche se sia il caso di riflettere un po’ di più prima di approcciare in questo modo gli animali selvatici.
La storia del cervo di Cortina che deve farci riflettere
Diversi quotidiani locali hanno spiegato che Isaia era stato prelevato e trasferito in un altro bosco. Le autorità hanno deciso di compiere tale gesto per tutelare il cervo, divenuto ormai troppo fiducioso nei confronti dell’uomo. C’è anche, però, chi non crede a tale versione e sostiene che il cervo sia stato fatto sparire chissà dove in quanto pubblicità negativa per le associazioni di caccia. I fautori di tale teoria, poi, sostengono che Isaia era diventato l’emblema della possibile convivenza pacifica fra uomo e animali.
Tuttavia c’è anche una terza voce fuori dal coro che dobbiamo sentire, cioè quella degli esperti. Perché al di là della bella favola del cervo diventato amico dell’uomo, si cela altro. A spiegarlo è proprio lo zoologo Davide Rufino che ha fatto notare come un cervo che circola tranquillamente fra mercati, strade trafficate, luci artificiali e si nutre di noccioline non è qualcosa che dovremmo considerare “bello, giusto e carino”.
Il cervo, ma vale per tutti gli animali selvatici nella medesima situazione di Isaia, ormai non provava più paura dell’uomo e questo lo spingeva a non sentire più la necessità di vivere nel bosco. Certo, alla gente storie del genere piacciono, anche solo per scattare foto e fare qualche like in più. E questo perché nel mondo adesso vige la narrazione secondo la quale sono questi gli animali selvatici che vogliamo.
Solo che, in questo modo, proiettiamo su di loro solamente il nostro egoismo. Stiamo praticamente privando gli animali selvatici di quelle caratteristiche che li rendono tali e che contribuiscono a renderli così affascinanti. Dovremmo rispettare queste caratteristiche, non eliminarle perché vogliamo egoisticamente dimostrare così quello che in molti credono essere “amore”, ma che in realtà è solo un’altra faccia del nostro “dominio” su di loro.
Parole dure quelle di Davide Rufino, ma che devono farci riflettere.