Fra i pesci che spesso troviamo sulle nostre tavole abbiamo di sicuro il salmone. Dalle buone proprietà nutrizionali, ecco che però alcune associazioni animaliste, forti anche di diversi studi e ricerche, mettono in guardia dal mangiare il salmone proveniente da allevamenti intensivi: non è sostenibile e, soprattutto, non tutela il benessere animale. In particolare Animal Equality ha sottolineato la situazione degli allevamenti intensivi in Scozia.
Cosa dice l’indagine di Animal Equality in merito al salmone d’allevamento in Scozia?
Non tutti sanno che la Scozia produce ogni anno più di 38 milioni di salmoni. Si tratta del terzo paese al mondo per quanto riguarda l’allevamento di salmoni. Solo che in questi allevamenti ogni anno muoiono tantissimi salmoni prima del tempo. Per esempio, nel 2023, i dati rivelano che sono morti più di 17 milioni di salmoni. E non era mai stato segnalato un numero di morti così alto.
Ovviamente il problema riguarda tutti i paesi del mondo in cui sono presenti allevamenti intensivi di salmoni. Ma come ha giustificato la Scozia questa moria di pesci? Beh, secondo l’industria degli allevamenti di pesci scozzesi, le morti sarebbero imputabili a fattori esterni. Fra di essi spiccherebbero l’aumento della temperatura del mare a causa dei cambiamenti climatici e l’aumento della presenza di alghe e piccole meduse.
Tuttavia Animal Equality è di parere differente. L’associazione animalista, infatti, ha sottolineato che negli allevamenti si trovano salmoni malati o addirittura morti che galleggiano nelle vasche dei pesci, pesci che poi vengono scaricati senza pensarci su troppo.
L’associazione sostiene che questa aumentata moria di pesci negli allevamenti sia dovuta anche a condizioni di vita e ambientali non favorevoli agli animali. In aggiunta bisogna considerare anche le malattie che si diffondono rapidamente in ambienti sovraffollati come le vasche degli allevamenti. Per tacere, poi, dell’inquinamento delle acque, dei problemi relativi ai pidocchi marini e dell’uso esagerato di antibiotici.
Il dottor Gerald Singh dell’Università di Victoria, in Canada, autore di uno studio pubblicato su Scientific Reports, ha spiegato che i cambiamenti climatici stanno causano variazioni negli ambienti oceanici che causeranno probabilmente con maggior frequenza eventi come queste morie di massa. Da considerare, poi, come le attuali metodiche di produzione e le tecnologie, stiano spingendo la produzione verso condizioni sempre più rischiose: tali tecnologie fanno sì che si possano produrre sempre più pesci nei siti, ma questo vuol dire avere popolazioni ittiche sempre più grandi esposte a condizioni che ne causano la morte.
Ad aggravare la situazione c’è il fatto che l’industria ittica scozzese, lungi dal voler mettersi al riparo da queste morie, sta in realtà progettando di costruire ulteriori allevamenti intensivi di questo tipo. Quindi quello che possiamo fare, come consumatori, è cercare di evitare di mangiare il salmone d’allevamento, qualsiasi sia la sua provenienza.