Finalmente abbiamo aperto gli occhi sull’inquinamento globale. In passato continuavamo a trascurare questo problema, convinti che tanto non ci sarebbe capitato nulla. E, invece, ci sbagliavamo di grosso.
Le tre città italiane più colpite dall’inquinamento
Oggi ci troviamo in una situazione di piena emergenza, specialmente in Italia. Difatti, in controtendenza con la media europea, le concentrazioni di polveri sottili sono aumentate, anziché diminuite. E un paio di domande bisognerebbe porsele su come ciò sia stato possibile.
Una risposta sono le auto. Difatti, il nostro parco circolante è uno di quelli con l’età media più avanzata in Europa, pari a circa 12 anni, contro i 10 di Francia, Germania e Regno Unito. Le politiche adottate dal governo di incentivi al necessario ricambio hanno finora poco funzionato.
Del resto, l’investimento da sostenere per i modelli nuovi è significativo, oltre la portata di tante famiglie. Dunque, si rimanda di continuo il passaggio alle vetture di nuova generazione, specie quelle elettriche, ancora oggi ben più costose rispetto alle loro equivalenti a combustione interna.
Negli ultimi cinque anni le concentrazioni di PM 2.5 non sono diminuite in Italia. E una seconda ragione consiste nelle particolari caratteristiche territoriali. Non per niente, otto delle province con più particolato sottile nel Vecchio Continente si concentrano in Pianura Padana.
Tre città in particolare lasciano parecchio a desiderare, ovvero Milano, Cremona e Monza, dove si superano i 21 milligrammi per metro cubo. Ed è ovvio dirsi allarmati, se teniamo conto del limite fissato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) di 5 milligrammi per metro cubo.
Della ricerca se ne è occupata Openpolis e altri membri dello European data journalism network, che mettono in guardia sugli effetti nocivi associati. Un’azione precisa e immediata è imprescindibile se desideriamo scongiurare il peggioramento della situazione in futuro. Ognuno può, nel suo piccolo, essere artefice del cambiamento, a patto di volerlo davvero, invece di scaricarne la responsabilità solo sulla politica internazionale.