L’allevamento di bestiame rappresenta la principale attività agricola responsabile di inquinamento.
Questo perché per poter ottenere dei buoni prodotti carnei e derivanti come il latte, servono molte operazioni. Come ad esempio la coltivazione dei foraggi, la trasformazione di questi ultimi e la produzione di mangime. Tutte queste operazioni richiedono grandi quantità di carburante ed energia elettrica, senza contare l’inquinamento che deriva dagli animali stessi.
Come inquina l’allevamento di bestiame
L’allevamento di animali da reddito rappresenta una dei più grandi problemi ambientali. Basti pensare alla foresta Amazzonica che ad oggi è sempre più disboscata e l’unico scopo è quello di allevare bestiame. La richiesta di proteine è sempre in aumento per il numero sempre maggiore di cittadini presenti nel mondo.
La principale fonte di inquinamento deriva dalle operazioni da effettuare durante la filiera, dalla produzioni di alimenti per animali, fino alla fase di macello per poi passare sui nostri supermercati dopo essere stati lavorati. Ma anche gli stessi animali sono fonte di inquinamento, in particolare producono metano, dalle loro deiezioni e dalle ruminazioni, tipiche dei bovini (vacche), sia da latte che da carne.
Soluzione per ridurre l’inquinamento dall’allevamento
I Paesi membri UE si sono mossi in tal senso, per contribuire alla riduzione dei gas serra nell’atmosfera. Gli Stati comunitari infatti hanno approvato a febbraio 2022 l’utilizzo e il commercio di un additivo 3-nitroossipropanolo per i mangimi bovini. Secondo l’Efsa infatti, il prodotto riuscirà a diminuire l’impatto delle emissioni di questi animali tra il 20% e il 35%.
Il gruppo FEEDAP ha concluso che l’uso di Bovaer® 10, un integratore specifico, nell’alimentazione animale, nelle condizioni d’uso proposte, non desta preoccupazione per la sicurezza alimentare dei consumatori e per l’ambiente. Il gruppo FEEDAP ha concluso che il principio attivo 3-NOP può essere dannoso se inalato però dagli operatori del settore”.